IL VINO MONTONICO
LA STORIA & CARATTERISTICHE DEL VITIGNO
Il vitigno Montonico ha una storia antichissima e di pregio fortemente legate agli eventi che hanno caratterizzato e contraddistinto nel tempo il proprio territorio.
Una fonte risalente agli inizi del 1600 del Catasto Onciario testimonia che già in quel periodo, nel territorio vestino a cavallo tra le province di Teramo e Pescara, alle pendici del Gran Sasso d’Italia e più precisamente nella media valle del fiume Fino, esistesse un vitigno con questo nome, appunto il Montonico che vedeva nel comune di Bisenti gli insediamenti quantitativamente più importanti, a confermare questa tesi anche studi del Prof. Leonardo Seghetti (enologo di fama nazionale) da sempre appassionato di questo vitigno. Il Vitigno Montonico era conosciuto già nel Centro Nord Italia, infatti nel 1640 l'agronomo di nobile famiglia nonchè studioso bolognese e appassionato di enologia Vincenzo Tanara definiva così il Montonico "Il Montonico ha le stesse qualità di altri grandi vitigni a bacca bianca, si privilegia il non lasciar sulle viti i grappoli fino alla naturale maturazione, perchè essendo molto buono da mangiare si conserva bene per l'inverno; non fa vino dolce ma saporito".
Quando tra il 1798 e il 1799 le truppe napoleoniche entrarono in Italia, in Abruzzo i francesi si imbatterono nella coltivazione di questo vitigno autoctono della zona dell’entroterra teramano, il Montonico, e trovarono il suo vino così fresco, armonico e profumato da ribattezzarlo “le petit champagne” e da chiederne forniture per i vari distaccamenti presenti nella regione.
Viene ampiamente illustrato e descritto da Giuseppe Di Rovasenda nel Saggio di Ampelografia nazionale, (1865 – 1877) al quale fece immediatamente seguito il Saggio di Ampelografia Universale, tradotto anche in francese; successivamente il Prof. Francesco Antonio Sannino (1910) rileva (negli allegati del trattato di enologia) il Montonico tra i più importanti vitigni presenti all’epoca in provincia di Teramo, in particolare nella zona della Val Fino. Durante i secoli è stato più volte citato come vitigno molto produttivo, inteso come frutto, ottimo da mangiare e di conseguenza esportato come uva da tavola in Germania e Svizzera (leggendarie le partenze dei treni carichi di Uva Montonico dalla Stazione F.S. di Montepagano / Rosburgo oggi Roseto degli Abruzzi); una fornitura in viaggio venne fatta sostare ed assaporare presso la Scuola Superiore di Agricoltura in Milano dove era Assistente di Viticoltura ed Enologia (1909 – 1911) il giovane Prof. Giovanni Dalmasso (poi diventato un luminare dell’enologia italiana) che ne apprezzò le caratteristiche e la consistenza.
Anche il Prof. Attilio Scienza (Ordinario di Viticoltura presso l'Università di Milano) attraverso i suoi studi considera il Vitigno Montonico tra i più antichi e progenitori della viticoltura mondiale. Fino agli anni sessanta il Montonico era ampiamente diffuso nel territorio vestino, ma da quella data in poi la sua area di coltivazione è andata sempre più restringendosi e oggi rimane presente prevalentemente nella zona di Bisenti e nei paesi limitrofi, proprio da Bisenti, oggi, riparte la coltivazione e trasformazione di questo vitigno.
Il Montonico si è adattato bene nei secoli ai terreni a ridosso del Gran Sasso, cresce ad un’altitudine che può superare anche i 450 metri sul livello del mare. È infatti un vitigno molto vigoroso, che grazie alle sue innate doti di adattamento ha trovato in queste zone la sua giusta identità.
Le avversità climatiche dei territori (con una forte escursione termica tra il giorno e la notte) e la particolarità dei terreni gli hanno donato le tipiche caratteristiche organolettiche che lo contraddistinguono da sempre.
L’Uva Montonico si presenta con un grappolo grande, allungato, dalla forma corposa e quasi cilindrica e gli acini sono grossi e rotondi con buccia spessa e consistente di colore giallo verdognolo; ha polpa abbondante: il mosto che se ne ottiene è di colore giallo paglierino scarico tendente al verdognolo, fresco e floreale al naso.
La piena maturazione avviene tra la fine di settembre e la metà di ottobre e il pregio di questa uva è quello di resistere bene all’appassimento, infatti tradizionalmente si mangiava fresca o passita spesso i grappoli venivano legati e appesi alle travi delle case e lì lasciati appassire fino al periodo natalizio quando si iniziava a "gustare" l'uva.
Tra i “fan vip” della rinomata eccellenza enogastronomica bisentina troviamo anche Gabriele D’Annunzio amante della buona cucina (si narra in particolare dei Maccheroni alla Mulinara) e del buon Vino Montonico essendo anche un cultore delle antiche magnificenze delle nobili e fastose casate, non si è fatto sfuggire il vezzo di inserire Bisenti in qualche riferimento qua e là nelle sue opere; ad esempio, nelle “Novelle della Pescara” (1902). Bisenti ha visto dare i natali anche a Lamberto De Carolis (1910 – 1978), insegnante, giornalista e poeta amante del folclore nel suo libro “Bisenti” (Ed. Edigrafital 1970) ha sempre dato ampio spazio, alle tradizioni e alle peculiarità enogastronomiche del suo paese. Grano ed Uva Montonico sono dunque le eccellenze del nostro territorio che noi oggi vi riproponiamo abilmente trasformati in chiave moderna ma con un occhio sempre attento a non stravolgere l’originalità dei gusti e dei sapori.